Es Dios que todo puede
Saluto i ragazzi dell’internato, … iniziano le vacanze
invernali, il mio zaino già è pronto da
alcuni giorni, ciò vuol dire che la voglia di “volare” è al massimo.
Scendo in città, a Cochabamba, ospite delle suore Orsoline, mi accolgono con grande gioia e la frase che
sempre mi ripetono: “anche questa è la
tua casa” mi dà felicità, bello sentirsi aspettati, bello condividere con loro
alcuni giorni, bello sentirsi famiglia,… poi riprenderò il viaggio: destinazione la
città di La Paz.
Con Hna Dorotea andiamo a visitare don Francisco, un
vecchietto che vive solo, Suor Doroty ha un debole per le persone anziane, ha
tutti i suoi abuelitos (nonnetti) da visitare,
ogni giorno esce di casa con tanto di borse colme di viveri, bottiglie
di acqua, dolci della casa non consumati, medicine e vestiti …., quando giriamo
in macchina mi indica le varie case e il nome dei vecchietti che vi abitano,
gli acciacchi che hanno, le medicine che assumono e altri dettagli.
Arriviamo da don Francisco, entriamo: il locale in cui vive
è in uno stato di abbandono, un tonfo
maleodorante mi investe, mi sforzo, dentro mi manca l’aria,… il locale è piccolo, c’è un
letto (funge da letto, da appoggio pentola, da armadio, e altro mas), ad
altezza uomo un filo di naylon tirato da
un angolo all’altro della parete con appesi alcuni vestiti, un gatto che gioca
dondolandosi alle maniche di un maglione che penzola dal filo, lattine ruggini
che servono da contenitori di alcune
patate, un sapone, due mandarini, una candela, alla parete un calendario con la pagina ferma al mese di
giugno, una sedia con sopra una radio.
Don Francisco ha un visino simpatico, la sua magrezza è
accentuata dagli abiti larghi che
indossa, la giacca color panna con mille macchie come il mantello di un dalmata
cade su pantaloni larghi tenuti da una
cintura che li arriccia in vita , sul capo un cappello di panno che prontamente
si toglie per salutarci (signori si nasce!!)… le sue mani scarne stringono le
mie con una forza che manifesta tutta la
gioia nel vederci, gli ultimi denti
rimasti mi regalano un sorriso sincero e gli occhi color caffè velati ,segno degli anni passati,
cercano in tutti i modi di scrutarmi interrogando la mia persona.
Don Francisco mi piace, è simpatico ed elegante. Chiedo come
sta, risponde: “abbastanza bene, gli anni sono tanti e ogni giorno è un dono e mi
affido a Dio, Es Dios que todo puede”.
Ci chiede se possiamo
accompagnarlo da suo fratello perché gli hanno comunicato che negli ultimi
giorni stava poco bene. Lo aiutiamo a
salire in auto, don Francisco non vede bene,
e per noi raggiungere la casa di suo fratello non sarà facile, punto di
riferimento la clinica san Anna. Ci proviamo. Divertente, in prossimità della
clinica, ci dà indicazioni precise: sempre avanti, una quadra mas, ora a destra
e poi all’angolo ancora diritto, non ci posso credere , mi viene da ridere,..
ma se non ci vede, come puo’ indicarci
il cammino in modo così preciso? Forse è solo questione di orientamento,
penso. Aquì, aquì , esta es la casa.
Fermiamo l’auto e Francisco è già pronto per scendere, apre la porta di
calamina e via spedito arzillo lungo un corridoio che porta ad un piccolo patio
(cortile) dove incontriamo suo fratello con la moglie.
Saluti, abbracci. … iniziano a raccontarci confidenze, frammenti
di vita,… quando era giovane Francisco è
andato in oriente a lavorare, i due fratelli non si sono visti per ben 6 anni,
poi si sono ritrovati, hanno figli, ma aimè sono andati a vivere in Argentina; hanno
venduto i terreni dei genitori con la promessa, non mantenuta, di costruirgli
una casa, e invece con i soldi hanno viaggiato, trovato lavoro e vivono
lontano, di loro non hanno più notizie, sanno di avere 5 nipoti che forse un
giorno incontreranno, se Dios vuole, es Dios que todo puede, mi sottolinea
ancora una volta don Francisco. Penso
alle parole di Francisco, mi sorprende
il suo totale abbandono nelle mani di Dios, un vecchietto che non ha nulla,
dimenticato e tradito dai figli, con un fratello malato, una situazione
economica precaria, dipende mensilmente dagli aiuti delle suore in viveri e
medicine, eppure la confidenza en Dios
gli dà una pace e una serenità palpabile
a chi gli sta accanto, una saggezza che traspira e prende forma nelle sue
parole.
Ci congediamo, è l’ora dei saluti, torniamo a casa con don
Francisco, prometto che tornerò a trovarlo appena posso, non so dare un tempo, preciso
che non vivo in città, che lavoro con i ragazzi, che abito lontano a circa cinque
ore di flota da Cochabamba, e se poi iniziano le piogge il cammino diventa pure
difficile…e lui prontamente mi spiazza, un dolce sorriso, alza la mano al cielo e mi interrompe dicendo
che forse non dipende tutto da me,… es Dios que todo puede!!! Bella lezione!
joe
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